traduzione da Paris nocturne di Tristan Corbière
  E’ il mare: - piatta quiete – e l’alta marea,
  con greve, remoto frastuono, si è ritirata oltre.
  L’onda ritorna, avvolgendosi del suo fragore;
  e voi, li sentite i granchi della notte raschiare?
E’ lo Stige prosciugato: dove un Diogene straccione,
  lanterna in mano, va errando privo d’impaccio alcuno.
  Lungo un ruscello nero, i poeti perversi pescano:
  la cavità del loro cranio funge da scatola per vermi.
E’ il campo: per spigolare le impure stoppie,
  discendono in volo, zigzaganti, orribili arpie. 
  Il coniglio di gronda, nell’agguato ai roditori,
  fugge i figli di Bondy, notturni vendemmiatori. 
E’ la morte: la polizia giace - l’amore, dall’alto,
è in siesta nel desio della carne di un pesante braccio,
  dove un bacio ha immortalato la sua chiazza rossa.
  L’ora è sola. Ascoltate: neppure un sogno si sposta.
E’ la vita: ascoltate, vivida sorgente intona
  eterna melodia, sulla vischiosa testa
  di un dio marino si distendono, nude e verdi,
  le sue membra sopra un funereo strato…e gli occhi sbarrati!
 
Paris nocturne
  C'est la mer : - calme plat - et la grande marée,
  avec un grondement lointain, s'est retirée.
  Le flot va revenir, se roulant dans son bruit.
Entendez-vous gratter les crabes de la nuit ?
C'est le Styx asséché : le chiffonnier Diogène, 
  la lanterne à la main, s'en vient errer sans gêne.
  Le long du ruisseau noir, les poètes pervers 
  pêchent : leur crâne creux leur sert de boîte à vers.
C'est le champ